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21Il Museo dell’Ombrello di Gignese Di Luca Sconfienza
Da quest’articolo, partiamo per un breve viaggio attraverso alcune realtà museali da non perdere nella vostra visita del Lago Maggiore.
Posto a Gignese a pochi km da Stresa, sulla panoramica e verde altura del Vergante, oggi ancora area residenziale sopra il lago, il progetto di costruire un museo dedicato agli ombrelli ed ai parasoli nasce dall’esigenza di trasmettere alle generazioni future il ricordo di un’importante attività che connotò gli artigiani della zona rendendoli noti anche all’estero, nella loro faticosa emigrazione itinerante per le vie di città anche lontane.
Sorto nel 1939, per iniziativa del fondatore del vicino giardino botanico Alpinia Igino Ambrosini, proveniente da una nota famiglia di ombrellai, dal 1976 ha sede in un edificio dalla caratteristica forma a tre ombrelli aperti affiancati.
Al pianterreno, si trovano circa 150 pezzi suddivisi tra parasoli ed ombrelli databili dall’inizio dell’800 ad oggi, ripercorrendo, nelle loro fattezze, l’evoluzione della moda di allora e d’oggi. Accanto ad essi, troviamo campioni di materiali di copertura, come la seta e le fibre sintetiche, le impugnature in avorio, in legno, in argento, le minuterie che contribuiscono a rendere l'ombrello da sempre un oggetto pratico, bello ed elegante. Al piano superiore, le testimonianze storiche sull'uso del parasole e del parapioggia, i modelli e le testimonianze dell'attività degli ombrellai: dalle foto dei primi pionieri del mestiere a una raccolta degli attrezzi di lavoro, alle barselle cioè le sacche di cuoio o di legno contenenti l'occorrente per le riparazioni.
Secondo alcune ricerche in merito, sembra che le dinastie di ombrellai della zona fossero addirittura circa 180, distribuite tra tutte le località circostanti Gignese. Componenti di queste famiglie s'insediarono, col proprio lavoro, a Torino, Milano, Roma, Bari e altre città, dal Veneto, alla Liguria, alla Campania. Non pochi si spinsero in terre ancora più lontane, sia in Europa che nell'America del Sud.
La storia dei primi ombrellai, nasce dall’esigenza di affrancarsi da una povera economia di sussistenza della zona nel settecento per trovare lavoro nelle campagne più fertili e nelle città. A Torino, a contatto con ambulanti francesi avvenne la scoperta di una nuova possibilità: la riparazione e la costruzione di ombrelli. Bambini apprendisti di sette ed otto anni, partivano dal paese per andare ad imparare un mestiere; alcuni fecero fortuna ma tutti furono costretti a fronteggiare la dura separazione dalla famiglia, il freddo e la fame.
Il padrone provvedeva in tutto all'apprendista che al grido di "Ombrele” imparava a riparare e a costruire un ombrello.
Interessante sapere anche, che gli ombrellai possedevano un gergo tra loro comune il c.d. “tarusc”, un dialetto arricchito con termini provenienti dalle parlate dei paesi dove si trovavano a lavorare che permetteva loro una comunicazione che non poteva essere intesa dai clienti.