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02La Famiglia Borromeo e le Isole del Lago Maggiore
Oggi vi parlerò delle origini della famiglia Borromeo, ancora oggi proprietaria dell’Isola Bella e dell’Isola Madre, del loro arrivo sul Lago Maggiore, che diventò in gran parte feudo familiare per molti secoli ed, infine, del significato delle loro insegne che compaiono spesso alla vista dei turisti durante la visita alle Isole Borromee.
Un primo personaggio di rilievo del nobile casato di banchieri toscani originario di San Miniato, sembra essere stato un certo Lazzaro, che durante il famoso primo Giubileo, proclamato da Papa Bonifacio VIII nel 1300, si meritò il nome di Buon Romeo, cioè devoto pellegrino a Roma. La contrazione fonetica in Borromeo divenne poi il cognome che contraddistinguerà nei secoli la famiglia. Essa era imparentata con l’antico casato di notai padovani Vitaliani. Vitaliano VI, appartenente a questo ramo famigliare, nel 1416 giunse a Milano chiamato dallo zio materno Giovanni Borromeo che, rimasto senza eredi cominciò ad affidargli numerosi beni. Egli, in segno di riconoscenza alla morte dello zio, ne adottò il nome.
Divenuto tesoriere ed alto funzionario dell’amica famiglia Visconti, ricevette dal Duca Filippo Maria l’investitura di Conte e la Contea di Arona. Da questo momento, inizierà il vero e proprio dominio della famiglia sul Lago Maggiore.
L’Isola Madre, divenne il loro primo possedimento in questa zona mediana e più ampia del lago, poi denominata Golfo Borromeo. Nel 1501 venne acquistata dal Conte Lancillotto Borromeo dai rettori della chiesetta di San Vittore che già si trovava sull’isola. Già nel 1503 iniziarono i lavori di costruzione del palazzetto che ancora oggi occupa la sua parte centrale e, contemporaneamente, dei giardini.
Il progetto invece di costruzione dell’intera Isola Bella e del grande palazzo Borromeo, sarà invece opera di Carlo III, a partire dal 1638 e con la conclusione della prima parte dell’opera da parte del famoso architetto lombardo Fontana più di trent’anni dopo. Oggi, l’odierno ramo famigliare, sono i lombardi Borromeo D’Arese.
Diamo un’occhiata ora ai simboli araldici che compongono lo stemma famigliare dei Borromeo: la corona con inferiormente il motto latino “Humilitas” che fu fatto proprio da San Carlo Borromeo durante la sua operosa esistenza. L’Unicorno, animale mitologico, qui sta ad indicare il valore della famiglia; i limoni celebrano il fortunato clima di cui godono le bellissime isole proprietà famigliare; il cammello seduto la pazienza e la lealtà della famiglia verso i Visconti (spesso è raffigurato, come del resto l’unicorno, che erge il suo capo verso il biscione visconteo in segno di riconoscenza). I tre anelli intrecciati sono simbolo dell’amicizia con i Visconti e gli Sforza di Milano. Le linee ondulate, simboleggiano i flutti che attraversò l’omerico consigliere del Re Priamo nell’Iliade Antenore durante il viaggio da Troia a Padova, in omaggio all’altro ramo originario famigliare. Il morso del cavallo, allegorizza la forza e vuol ricordare la vittoriosa battaglia del 1487 a Crevoladossola quando gli invasori svizzeri del lago furono respinti definitivamente con il sostanziale aiuto, però, delle truppe di Ludovico il Moro.
Di Luca Sconfienza