Dalla fine dell’ottocento, le sponde lacustri diventarono un’ambita meta di villeggiatura. Da qui, la costruzione di numerose ville come quelle che si trovano, ancor oggi, sulla collina della Castagnola a Pallanza (la collina viene così denominata poiché si è sempre caratterizzata per la folta presenza di castagni). La costruzione della villa Taranto fu compiuta attorno al 1870 dal conte milanese Alessandro Orsetti. La proprietà successivamente passò ai Signori di Sant’Elia fino al 1930. In quell’anno, il Capitano di origine scozzese Neil Mc Eachern, arciere della Regina Vittoria e linneano grande appassionato di botanica, era alla ricerca di un grande appezzamento per realizzare il proprio sogno: creare una collezione arborea e floreale con specie provenienti da tutto il mondo che potessero acclimatarsi in un unico luogo. Durante un viaggio in treno per Londra, passando per la zona del lago, lesse sul Times l’annuncio della vendita della villa. Appena arrivato sul luogo, si innamorò subito del sito e capì anche che questo luogo poteva essere quello giusto, per condizioni climatiche e di terreno, per realizzare la sua ambizione.
Cominciò immediatamente i lavori per la creazione di un grande giardino botanico ma fu frenato dallo scoppio della seconda guerra mondiale che lo costrinse a rifugiarsi dai genitori che, nel frattempo, avevano fatto fortuna in Australia. I lavori comunque procedettero, così come la raccolta, da parte del capitano, di semi e piante provenienti da tutto il mondo che avrebbero costituito la collezione del giardino. Al termine della guerra, il capitano potè ritornare stabilmente fino alla morte avvenuta nel 1964. I giardini furono aperti al pubblico nel 1952 ed oggi, occupano una superficie di circa 20 ettari e la collezione si compone di circa 20.000 specie diverse. La villa ed i giardini furono ribattezzati dal capitano con il nome di Taranto, in memoria di un antenato, il Maresciallo Mc Donald, che Napoleone creò Duca di Taranto. Oggi il giardino è gestito da un’ente appositamente creato che si sostiene tramite i biglietti d’ingresso al giardino; la villa, è, dal 1939, di proprietà statale, poiché il capitano, senza eredi, decise di cederla al Governo Italiano mantenendo per sé un diritto di usufrutto vita natural durante. Dalla formazione della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola nel 1992 è sede della Prefettura locale e quindi non può essere oggetto di visita, la si può contemplare solo esternamente.
La nostra visita, inizia dal lungo Viale delle Conifere, dove sono presenti grandi alberature appartenenti ai sempreverdi sia Americane che Europee. Sul lato sinistro, notiamo un lungo tappeto all’inglese contornato dalle c.d. bordure miste, pianticelle a portamento basso che vengono ruotate durante soprattutto tutta la prima parte della stagione di apertura del parco che comincia a Marzo: narcisi, viole, primule; a fine Aprile, durante la Settimana del Tulipano, sono presenti in questa zona e nel resto del parco 80.000 bulbi di tulipano provenienti dall’Olanda, uno dei più rinomati spettacoli che si possono ammirare a Villa Taranto. Proseguendo, sulla destra, troviamo una pianta molto particolare, una Metasequoia di origine cinese, che i botanici ritenevano ormai esistente solo allo stato fossile e fosse del periodo Mesozoico, ma, nei primi anni quaranta del secolo scorso, furono ritrovati dei semi e fu possibile, anche qui, far rifiorire un nuovo esemplare. Catalogato tra i sempreverdi, in realtà perde il fogliame durante l’inverno. Nel giardino botanico della Villa Taranto troverete parecchi fiori e piante asiatiche per il clima generalmente umido presente sul lago che somiglia a quello asiatico. Poco più avanti, sotto di noi, in una zona ombreggiata, troviamo delle felci arboree australiane denominate Dicksonia Antarctica. Sono tutte in realtà in vaso, poiché d’estate necessitano di molta ombra ma d’inverno devono essere estratte e portate in serra poiché non resistono alle basse temperature. Dopo aver osservato degli esemplari di conifere giapponesi Cryptomeria Japonica, svoltiamo a destra dove troviamo una parte di giardino all’italiana con la fontana dei putti, che risulta in perfetto asse prospettico con una costruzione ottagonale in lontananza il mausoleo, nel quale è sepolto il Capitano Mc Eachern. Proseguiamo lasciando sulla destra le serre che producono, ad esempio, le pianticelle per decorare le bordure ed entriamo nel serpentone che, ad Aprile, è occupato dai tulipani, tra cui il raro tulipano nero Queen of the night e, durante l’estate, da una stupefacente e coloratissima collezione di dahlie, circa 300 varietà diverse in quest’unico spazio, che costituiscono la vera attrattiva estiva del parco. Lasciato il serpentone, troviamo due grandi eucalipti alla nostra sinistra ed alla nostra destra e, sempre alla nostra destra, una parata di enormi piante di camelie japoniche che ci introducono alla serra della Viktoria Cruziana, altra attrattiva estiva. All’interno (ad una temperatura sempre costante intorno ai 30° gradi), viene collocata, a partire da Giugno, un enorme ninfeo equatoriale, i cui semi arrivarono a Villa Taranto per la prima volta nel 1956 provenienti dall’orto botanico di Stoccolma. Scoperta all’inizio dell’ottocento sul Rio delle Amazzoni, fu poi introdotta in Gran Bretagna e produsse per la prima volta fiori e frutti nel periodo della Regina Vittoria, da cui la dedicazione del nome. Le sue foglie hanno un diametro che può superare anche i due metri e presenta dei bordi ripiegati verso l’alto che si evidenziamo durante la sua crescita; la parte inferiore del lembo fogliare è solcata da una rete di solide nervature che, incrociandosi, formano dei vani quadrangolari dove l’aria viene trattenuta permettendo così al grosso disco di galleggiare sulla superficie dell’acqua. Sono provviste di lunghi aculei per tenere lontani i pesci, mentre l’acqua piovana scola da due tagli lungo il bordo della foglia impedendole di riempirsi ed affondare durante le forti piogge amazzoniche. Ora, potrete ammirare nella serra anche dei giardini verticali sempre composti da piante tropicali. Incredibile, è poi, la fase d’impollinazione che, in mancanza del coleottero che feconda in sito la pianta qui è realizzata artificialmente, permette la crescita di enormi fiori bianchi con petali dal diametro fino a 50 cm. al pomeriggio e che, alla sera, durante la fase più importante della fecondazione con lo sviluppo di calore, virano ad un colore prima rosa e poi rosso durante la notte, prima di appassire nella mattinata del giorno dopo e di immergersi nell’acqua lasciando maturare dei frutti che gli indigeni consumano tostandoli.
Lasciata la serra, alla nostra destra, scorgiamo nel bosco un’altra pianta particolare: si tratta della cinese Emmenopteris Henry, appartenente alla famiglia delle gardenie e divenuta famosa presso tutti i botanici poiché, piantata negli anni 40’ ha avuto solo due fioriture: la prima nel 70’, la seconda solamente nella tarda primavera-estate del 2005.
Percorriamo il viale degli aceri, dove troviamo esemplari asiatici, americani ed una varietà addirittura creata dal Mc Eachern stesso e, circondati da splendide camelie primaverili, giungiamo al mausoleo. L’interno è abbellito da belle vetrate sbalzate e colorate con fiori ed un S. Antonio di cui il capitano divenne devoto dopo aver avuto la vita salva durante un avaria ad un motore aereo in uno dei suoi numerosi viaggi in Asia. Sulla destra troveremo la tomba del capitano in sarizzo locale e, sulla sinistra, la tomba dei coniugi Cappelletto, amici del Mc Eachern, che gestirono la villa ed il giardino durante la sua assenza.
Uscendo, arriviamo nella zona del parco dove è presente la più ampia e spettacolare collezione di azalee e rododendri in fioritura a Maggio. Incontriamo subito dopo, probabilmente la pianta più anziana del parco, un grande castagno del 1600 e, subito accanto, diverse varietà di magnolie, altra pianta spesso presente sul lago.
Giungiamo così alla c.d. Valletta, costruzione artificiale del 1939 che fu ottenuta costruendo due muraglie con lastre di granito fissate da sbarre di ferro, poi riempita di rododendri, callistemi e con la presenza di una grande pianta di Davidia Involucrata, il c.d. albero dei fazzoletti, già visto nel giardino dell’Isola Madre. Il suo nome scientifico deriva dal missionario Armand David che la scoprì in Cina nel 1869.
Saliamo ora la scalinata che ci porterà davanti alla Villa Taranto. Eccola, davanti a noi, nel suo stile eclettico ottocentesco con le finestre mansardate e la cuspide che solo si intravvede, in stile nord della Francia.
Passiamo il bel ponticello in scaglie di pietra sopra la valletta con, alla nostra destra, un’altra pianta asiatica dalla fioritura primaverile con fiori di colore violetto, vale a dire la Paulownia ed arriviamo sotto il lungo pergolato in legno di tek che ci introdurrà alle Terrazze all’Italiana, altro must del giardino assolutamente da non perdere. Sopra il pergolato corre un impressionante glicine giapponese.
Eccoci infine alle imponenti terrazze, che costituiscono, nella loro eleganza, la parte più nota del giardino in stile all’italiana, quindi geometricamente perfetto con aiuole disegnate per contenere al loro interno fiori stagionali, il tutto intervallato da cascatelle che spezzano visivamente il susseguirsi di aiuole terrazzate davanti ai nostri occhi. Proseguendo, troveremo, prima la grande vasca dei fiori di loto che si sviluppano in piena estate con i loro grandi fiori bianchi o violetti e le grandi foglie idrorepellenti. Scorgiamo un piccolo angolo dedicato ad una collezione di piante grasse con varietà di cactus ed agavi e percorriamo la prima parte del c.d. Viale delle Personalità, in cui è presente il busto che celebra il creatore di questi meravigliosi giardini, poi donati alla collettività ed una serie di alberi curiosamente immessi da grandi personalità politiche e di case regnanti che hanno visitato in passato i giardini ed hanno lasciato in questo modo una memoria di sé.
Il nostro giro volge ormai al termine, il tempo di immortalare dall’alto le terrazze all’italiana con sullo fondo la villa e la catena del Monte Rosa ed è giunto il momento di trasformare la nostra giornata in un ricordo indelebile.
Testo di Luca Sconfienza - guida autorizzata per il VCO